ritualia

Ritualia

Ritualia è una serie composta di fotografie e installazioni realizzate durante una residenza artistica nel Veneto Orientale organizzata da Humus Interdisciplinary Residence, piattaforma da me fondata nel 2015, che invita artisti internazionali ad operare una rilettura delle identità locali nelle aree rurali e marginali del Veneto. Con altri artisti abbiamo lavorato sull’archivio di oggetti contenuti dentro un vecchio Museo della Civiltà Contadina, chiuso da diversi anni per problematiche di gestione, nel tentativo, attraverso una nuova lettura, di farne percepire il valore alla comunità e di rilanciare l’attività del museo.
Il mio intervento si è compiuto interamente al terzo e ultimo piano, semivuoto, del grande e decadente edificio rurale che ospita il Museo, che ho usato come spazio espositivo sperimentale per allestire una mostra fittizia, prelevando gli oggetti della civiltà contadina dai piani inferiori e disponendoli nello spazio utilizzando il tipico display delle prime mostre di arte primitiva realizzate a Parigi e New York nei primi anni del Novecento. L’obiettivo era riuscire a presentare gli oggetti, comunemente ritenuti di poco valore, sotto una luce nuova, provando ad avvicinarli a un orizzonte di senso legato a oggetti sacri e religiosi appartenenti a culture tribali come quelle dell’Africa e dell’Oceania. Come se tra essi, tra il saper fare degli artigiani di queste culture e quello degli umili artigiani delle nostre campagne vi fosse una matrice comune, un’intuizione profonda legata alla terra, una radice inconscia che affonda in uno spazio sacro e collettivo.
Il lavoro si fonda su una critica della concezione lineare della storia che considera il passato come qualcosa di obsoleto e privo di vita: tale visione ha alimentato anche il modello di sviluppo orientato verso il ‘progresso’ che ha generato in molte parti del mondo una profonda rottura con la civiltà rurale, temporalità che, sebbene sia stata sommersa da quella industriale e tecnologica, ha ancora molto da dire per il presente. Ritualia, oltre a generare un cortocircuito tra due culture lontane, desidera generare anche un cortocircuito temporale, facendo riemergere in superficie, come anacronismo, con una nuova forma, un’anima del mondo rurale ancora carica di vita.
Della mostra non rimane nulla se non la sua documentazione fotografica, che sancisce la sua veridicità e lo status degli oggetti della civiltà contadina come oggetti rituali primitivi. Anche il linguaggio e la tecnica fotografica vogliono rafforzare questo cortocircuito temporale: le piccole stampe in bianco e nero ai sali d’argento e il linguaggio, che guarda alla fotografia modernista e surrealista, ribadiscono il tentativo di costruire un presente in cui richiamare una molteplicità di passati a cui attingere per costruire un futuro pluridimensionale, capace di nutrirsi, rileggendole, delle proprie radici.